Da stropicciarsi gli occhi per domandarsi se è sogno o realtà. Poi una volta fatti scendere ai minimi livelli adrenalina ed emozione, ecco che l’immagine che rimane è quella concreta: Vanessa Ferrari guida la classifica della qualificazione del corpo libero davanti all’inarrivabile Simone Biles. E’ accaduto ieri mattina sulle pedane giapponesi dell’Ariake Arena di Tokyo dove l’Italia è scesa in campo nella gara d’esordio di queste olimpiadi che per le azzurre sono iniziate nei migliori dei modi.
Al corpo libero è accaduto l’imponderabile: Simone Biles (14.133) e Jade Carey (14.000), le due ginnaste con il body a stelle e strisce che sembravano irraggiungibili, si devono accomodare in classifica alle spalle della “leonessa” bresciana che con il suo 14.166 stellare si porta a casa un primo posto per nulla definitivo per le medaglie, ma che per la ginnasta di Nave è un’iniezione di fiducia di straordinaria importanza.
Simone Biles, la più forte ginnasta di tutti i tempi, olimpionica di Rio, malgrado una nota di partenza da 6.7 (5,9 quella della Ferrari) è finita fuori pedana al termine di una delle sue quattro diagonali acrobatiche. Ma non sono tanto i tre decimi di penalità a fare la differenza, quanto l’esecuzione da 7.733, che paga probabilmente un’artisticità inferiore rispetto a quella espressa in pedana da Vanessa Ferrari. Il codice dei punteggi attribuisce molta importanza, infatti, al cosiddetto “body shape”, e la routine della ginnasta bresciana, montata sulle note di “Con te partirò”, è un mix perfetto di acrobatica ed espressività. Due aspetti molto difficili da conciliare, ma che prima studiati e poi messi in scena con maestria dalla Ferrari, hanno determinato un risultato molto apprezzato dalle giurie nipponiche.
Lunedì prossimo, alle ore 11 italiane, è in programma la finale del corpo libero, quella che assegnerà le medaglie. Oltre all’immensa Vanessa Ferrari hanno strappato il pass le statunitensi Biles e Carey, l’inglese Gadirova, le russe Listunova e Melnikova, la brasiliana Andrade e la giapponese Murakami. Tutte ripartiranno tutte da zero per giocarsi le tre medaglie in palio.
Oltre alla straordinaria esibizione della campionessa bresciana al corpo libero, da sottolineare con la matitona rossa, anche la prestazione corale offerta dalla rappresentativa azzurra guidata da Enrico Casella e che in pedana ha visto esibirsi quattro atlete tutte tesserate per la Brixia. L’Italgym, nonostante il posticipo delle olimpiadi, il dover gareggiare nella prima suddivisione, gli infortuni last minute, il cambio di programma e di strategia, ha chiuso la giornata dedicata alle qualificazioni con un grande settimo posto nella classifica generale, piazzamento che vale l’ingresso nella finale del concorso a squadre, che domani assegnerà le prime medaglie della ginnastica artistica femminile. Un risultato che alla vigilia non sembrava essere alla portata del team azzurro, che invece, superandosi, lo ha colto in pieno e con grande concretezza. Nella finale del concorso generale vedremo all’opera le due azzurre Alice D’Amato e Martina Maggio, che hanno chiuso ampiamente dentro le top 24. “Potevo fare anche qualcosa di più – ha dichiarato Alice -. Sono molto felice però. Nell’ultimo periodo non ero riuscita a presentarmi al meglio. Adesso speriamo nel concorso generale e, soprattutto, nella finale a squadre”. Lo spirito di gruppo che ha portato al successo la nazionale di Roberto Mancini non è mai mancato nel team che si allena all’Accademia Internazionale di Brescia. Lo confermano le parole di Martina Maggio, che interrompendo una videochiamata con il fidanzato dice: “Sono tra le gemelle in classifica generale, super contenta! L’obiettivo era la squadra, tutto ciò che veniva in più era guadagnato. E’ la nostra prima Olimpiade, un’emozione così grande non l’avevamo mai provata. Sono soddisfatta per i miei tre attrezzi iniziali – ha concluso la ginnasta brianzola della Brixia - poi al corpo libero ho avuto un piccolo problema fisico che mi ha costretto a semplificare l’esercizio. Già essere qua, però, è tanta roba”.
Oggi giornata di semi-riposa per l’intera truppa azzurra, che domani sarà impegnata in una finale a squadre che da sempre regala emozioni e sorprese. L’Italia c’è.
Vanessa Ferrari è raggiante nel dopo gara ed anche se mancano ancora tantissime ginnaste prima della fine della qualificazione, il morale è altissimo. Consapevole di essere solo all’inizio della sua opera, ma ugualmente contentissima del suo esordio olimpico.
“Sono molto felice di come sia andata la gara – ha detto in mix zone la campionessa bresciana -. Al volteggio ho fatto un bellissimo salto, non precisissimo all’arrivo, ma ho pensato a preservarmi i piedi all’arrivo sul duro, altrimenti non sarei riuscita ad andare avanti. Sono stata contenta che alle parallele le mie compagne abbiano fatto bene, evitandomi lo sforzo. Meglio scansare rischi inutili”.
Poi è arrivato quel corpo libero da favola. “Ho fatto tutto quello che potevo e volevo: gli arrivi ok, i salti artisti li ho presi tutti, il giro è venuto giusto. Non so come andrà a finire – aveva dichiarato quando la gara era solo all’inizio -. Il punteggio è competitivo, dovrei farcela ad entrare in finale. Altrimenti sarò in pace con la coscienza. Sono felice di essere arrivata fin qui”.
E’ andata bene. Alla fine della lunga giornata, non solo Vanessa Ferrari ha conquistato la finale, ma nessuno l’ha più superata. Neppure la marziana Simone Biles. Ma la qualificazione, seppur fondamentale, rimane solo il primo atto di un’opera che si concluderà solo sabato quando saranno in palio le medaglie. E Vanessa non si pone limiti. “In Qatar, ho preso un decimo e mezzo di più, la giuria era diversa ma a Tokyo siamo alle Olimpiadi non in una Coppa del Mondo. Mi sono un po’ emozionata, è vero, con tutti i problemi che ho avuto sono riuscita comunque a raggiungere i miei obiettivi. “Con te partirò” mi aiuta tanto nell’interpretazione della corografia, con questa musica riesco ad esprimermi con il viso, dove facevo più fatica con le altre musiche. Penso di essere migliorata molto anche dal punto di vista espressivo. Adesso l’esercizio è completo: l’acrobatica è di livello, la parte artistica altrettanto, la coreografia è buona, con l’interpretazione ci siamo. se dovessi entrare in finale valuterò cosa fare di diverso. Voglio giocarmela fino in fondo. Dopo due quarti posti, questa volta piuttosto sbaglio, arrivo ottava, ma voglio provarci fino in fondo”.
Bravura: tanta. Esperienza: da vendere. Carisma: in grande quantità. Scaramanzia: quanto basta!
“Avete visto il mio pettorale? – chiede la campionessa della Brixia -. Ho il 353. Al Mondiale di Aarhus 2006 avevo il 363: quando l’ho preso, questa mattina, mi son detta: hai visto mai che porti fortuna. Il tempo è passato, sono ormai 15 anni, ma il pettorale me ne dà dieci di meno. Magari si vede pure in pedana. Con la giusta preparazione si può essere competitivi anche alla mia età. Guardate la Chusovitina (l’uzbeca a Tokyo concorre nella sua ottava olimpiade, n.d.r.). In certe cose sarà più faticoso, in altre ti può aiutare l’esperienza, però, amministrando nel modo giusto il proprio corpo, si può fare, eccome”. Ha fretta di tornare al villaggio olimpico, Vanessa Ferrari. Il resto della competizione lo guarderà nella sua stanza, oppure sul lettino del fisioterapista. Recuperare energie e migliorare lo stato di tendini e muscoli sarà fondamentale per quel percorso che per ora la vede tra le protagoniste assolute.