Detto, fatto. Voleva andare ai giochi olimpici non solo per rinverdire il suo numero di presenze, diventando l’unica ginnasta italiana a partecipare a quattro edizioni, ma per vincere una medaglia. Vanessa Ferrari è questa. Ha il dono di trasformare i sogni in realtà. Di passare dal ruolo di campionessa a quello di leggenda, senza usare trucchi o sortilegi, ma utilizzando solamente le sue forze, le sue energie, il suo sudore ed il suo lavoro. Messa kappaò innumerevoli volte, presa a pugni in faccia da una disciplina che in più occasioni si era messa di traverso alla sue ambizioni, la regina della ginnastica artistica italiana si è finalmente messa al collo quella medaglia che attendeva dalle olimpiadi di Pechino. Splende il suo argento. E’ luccicante tanto quanto l’oro che è andato con merito alla statunitense Jade Carey che l’ha superata per poco più di un decimo. Vanessa su quel podio non sprizza tutta la gioia che avrebbe in corpo, solo non conoscendola si potrebbe pensare che si accontenti di un secondo posto, ma la campionessa bresciana, nell’Ariake Centre Gymnastics di Tokyo, ha ugualmente fatto la storia. Quando le dicono che la sua medaglia è la prima individuale conquistata dall’Italia della ginnastica artistica femminile nei 100 e passa anni di olimpiadi, prima abbozza un sorriso e poi quasi quasi sembra fare spallucce. Carattere di ferro, ambiziosa fino al midollo, ma arriverà il momento in cui si renderà conto dell’impresa che ha compiuto ed allora, anche se non è riuscita a fare suonare l’inno di Mameli come avrebbe voluto, capirà che razza d’impresa è stata capace di realizzare. E se in cuor suo stesse già pensando a Parigi 2024? In fin dei conti mancano solo tre anni. Con Vanessa Ferrari, mai dire mai.
L’abbraccio sentito della stessa Jade Carey a punteggi acquisiti, che contro una Ferrari così l’ha davvero scampata grossa e gli applausi sinceri di Simone Biles, che per i noti motivi fisico-psicologici ha preferito disertare la gara, sono fra le immagini più belle della gara e forse di tutte le olimpiadi. Vanessa Ferrari non ha proprio nulla da rimproverarsi. Ha esibito la miglior performance della sua lunghissima carriera proprio nella gara della vita, nella finale olimpica. Ad un’atleta, ad una ginnasta, non si può certo chiedere di più.
La “pistolina” russa Viktoria Listunova, un 2005 che fa faville, paga l’inesperienza dell’età e pure lo scotto di dover aprire le danze nella finale. Prima un’uscita di pedana e poi le mani a terra in un “triplo avvitamento” e la sua finale finisce proprio nel momento in cui inizia. Jade Carey invece non concede sconti. E’ la ginnasta che esibisce il più alto valore di partenza e sarà questo l’aspetto che in effetti deciderà la gara. Tre decimi di partenza in più rispetto a vanessa Ferrari e quando le giurie le assegnano un 14,366, la finale ha scelto la sua regina. Salgono in pedana la russa Angelina Melnikova e Jessica Gadirova che fanno bene, ma non benissimo. L’angelo azzurro Melnikova si ferma appena sopra i 14 punti (14,166), mentre la britannica stampa un 14 perfetto. Tocca a Vanessa. Cinque anni in novanta secondi. Una vita in novanta secondi. La leonessa della Brixia è perfetta. Non esiste persona al mondo che ammirandola muoversi sulle note del “Con te partirò” di Bocelli, non riesca ad emozionarsi. Il suo entourage, collegato con una particolare applicazione via web, utile a creare una stanza virtuale nella quale sono confluiti parenti, amici ed alcune ginnaste del suo club, sono in lacrime. E’ bellissima Vanessa. E’ bravissima Vanessa. Esegue il suo miglior esercizio di sempre che le giurie giapponesi premiano con un ottimo 14,200. Meglio delle due precedenti esibizioni dei giorni scorsi, però di poco inferiore al 14,366 della Carey. Ma nessuno ha più dubbi. Quella magistrale esibizione vale una medaglia. E così sarà. In pedana salgono prima l’idolo di casa, May Murakami, che fa paura ma finisce dietro (14.166), poi la brasiliana Andrade, oro al volteggio e argento nell’individuale, ma anche la sudamericana finisce alle spalle della fuoriclasse bresciana (14.033). L’ultima ginnasta a prendere parte alla finale non può impensierire l’argento di Vanessa Ferrari. L’altra gemella Gadirova, Jennifer, sostituta di Simone Biles non va infatti oltre un modesto 13.233. E’ fatta Vanessa. Hai scritto la storia. Sei nella leggenda.
LE PAROLE DI VANESSA
E’ tutto vero Vanessa. Ed anche se non lo da a vedere, si sa che dentro, il suo grande cuore sta scoppiando per l’emozione. Non ha vinto, ma è come se lo avesse fatto. Il suo obiettivo era quello di voler andare alle olimpiadi per fare qualcosa di grande. Lo ha fatto. E’ vice campionessa olimpica e questo mondo ginnico e sportivo che ingiustamente proclama campioni di ogni tipo solo per aver eseguito una capriola oppure una ruota, sa apprezzare la giusta differenza. Vanessa Ferrari, la regina Vanessa Ferrari, è una dispensatrice di sogni, una fata che regala magie, emozioni e medaglie. Ha detto di non essere contentissima perché avrebbe voluto sentire l’inno di Mameli risuonare nell’Ariake Gymnastics Centre? Cannibale com’è non si fatica a crederlo, ma è anche evidente anche che l’obiettivo lo abbia cambiato strada facendo, quando, dopo una gara di qualifica spaventosamente efficace, si è resa conto che la semplice medaglia poteva diventare del metallo più prezioso. Questa è la sua forza, questa sua determinazione l’ha portato prima a vincere un campionato del mondo e poi un argento olimpico, assieme ad altri mille allori. Ma se questo argento non le dovesse bastare cara Vanessa Ferrari, sappia che nessuno si offenderà se volesse continuare a stupire il mondo come ha sempre fatto. Del resto Parigi 2024 è lontano solamente tre anni.
“Sono felicissima ed anche se volevo sentire suonare l’inno dell’Italia va benissimo così – ha detto Vanessa Ferrari nell’immediato dopo gara -. Ci ho provato più volte e il destino sembrava una beffa, gli infortuni mi hanno quasi spezzata. Ma non ho ceduto. Volevo ancora una volta la possibilità di giocarmi le mie carte e non ho fallito. É storia. E’ una medaglia che fa la storia e di questo sono molto orgogliosa”.
Un successo quello della leonessa bresciana costruito passo dopo passo, seguendo alla minima lettera ogni indicazione che lei stessa, supportata da un’ostinazione quasi maniacale, detto anche Ferrarismo, indicava giorno dopo giorno. Vanessa Ferrari, mental coach di se stessa, adesso può finalmente gioire: è la nuova vice campionessa olimpica. E’ finita la maledizione dei quarti posti olimpici.
“E’ stato un anno molto difficile – continua la campionessa bresciana -. Lo è stato per tutti certo, ma per me che arrivavo da mille infortuni e problemi di ogni tipo, ogni piccolo intoppo significava dover ricominciare tutto daccapo. Ma ho tenuto duro ed anche quando tutto sembrava contro di me ed il mio sogno olimpico, non mi sono mai data per vinta. Non vi dico l’ansia per la coppa del mondo di Doha. Si fa, non si fa. Si sposta, si annulla. Poi finalmente la gara e il pass olimpico messo in valigia. Una specie di liberazione anche se alle Olimpiadi mancavano solamente una quindicina di giorni. Adesso posso dirlo. Questo è un premio alla mia ostinazione. Alla mia voglia di perseguire quel risultato. E’ un premio al mio sacrificio, alla mia dedizione per questo sport, alle mie cadute ed alle mie rinascite. E’ un traguardo che mi fa dire: io valgo. E’ un premio alla mia carriera e adesso voglio godermelo fino in fondo”.
Per un attimo Vanessa Ferrari torna anche alla gara che l’ha consacrata sul secondo gradino del podio olimpico: "Ero felicissima di aver fatto quello che dovevo fare, proprio come lo avevo sognato – continuato l’atleta bresciana -. I salti artistici, la coreografia, il giro, volevo che tutto emozionasse la giuria e chi mi guardava, e spero di esserci riuscita”.
Dopo due quarti posti olimpici, ora Vanessa è finalmente sul podio: "Oggi mi ha fatto strano vedere due bronzi ex aequo, mi sono detta: perché a Londra a me no?". E ancora: "Meglio quest'argento o l'oro di Aarhus? Non lo so, è una bella lotta. Dedico questo argento a chi ha creduto in me quando non ci credevo neanche io".
CASELLA, BOCELLI E TECCHI ENTUSIASTI DI VANESSA
Sotto la pellaccia di Enrico Casella, per definizione coach burbero e severo, qualche volta c’è stata l’occasione di notare anche qualche lacrimuccia. Nel vedere la sua pupilla mettersi al collo il tanto agognato alloro olimpico anche il tecnico bresciano si è emozionato.
“Se pensate che sia fatto di ferro vi sbagliate – ha detto il coach della vice campionessa olimpica -. Sono emozioni grandi, anzi grandissime che ti aprono il cuore. Vanessa in maniera particolare si meritava questa medaglia. L’ha cercata, l’ha voluta, l’ha sognata e finalmente l’ha conquistata. Ed è tutto merito suo. Certo dietro ai suoi allenamenti ed ai suoi risultati c’è tutta una struttura che la supporta, ma senza la sua caparbietà e determinazione oggi non saremo qui a festeggiare questa storica medaglia”.
E mentre Vanessa Ferrari ed Enrico Casella vengono sballottati, dopo una seduta antidoping, un trasferimento al villaggio olimpico e poi a casa Italia, giungono via web i mille messaggi di apprezzamenti per l’impresa compiuta dalla ginnasta bresciana. Uno dei primi a giungere è stato quello di Andrea Bocelli.
“Carissima Vanessa – ha detto il maestro nel suo messaggio - abbiamo esultato per la tua medaglia, io so quanto lavoro, sacrificio, passione e cuore ci vogliono per arrivare ad un risultato come questo e sono molto felice di aver fatto da contorno a questo grandissimo successo con una canzone che ho cantato. Spero di incontrarti presto”.
“Splendida Vanessa – ha twittato il Sottosegretario con delega allo sport Valentina Vezzali – E’ un argento che premia una carriera straordinaria. Non poteva che essere tua la firma nella pagina più importante della storia della ginnastica femminile italiana. Complimenti a te e a tutta la Federginnastica”.
Il presidente della Federazione Ginnastica d’Italia, Gherardo Tecchi, ha parlato di miracolo italiano.
“E’ un grande momento per tutta la ginnastica italiana che meritava questa affermazione – ha commentato Gherardo Tecchi - Vanessa è stata la ciliegina sulla torta, un mostro di bravura e di determinazione. A trent’anni e dopo una serie di infortuni non ha mai mollato, raggiungendo non solo la finale olimpica, ma anche un’incredibile medaglia, alla sua quarta partecipazione in carriera. La nostra Vany è davvero un esempio per tutto lo sport italiano e mondiale. Chapeau a lei – ha concluso il numero uno della ginnastica italiana – ad Enrico Casella e a tutto lo staff dell’Accademia internazionale di Brescia: un team che ha saputo preparare al meglio questo importante appuntamento a cinque cerchi. E’ stato veramente un miracolo italiano”.
Parole che premiamo. Frasi che vengono dal cuore.
“E’ così, perché Vanessa sa emozionare – spiega ancora Casella -. La sua ginnastica sprigiona quei sentimenti che solo quando ammiri un’opera d’arte puoi provare. E poi c’è la sua storia. E’ davvero l’araba fenice dello sport. Voi non avete la minima idea che vulcano di energie sa produrre questa ragazza. A volte persino da odiare per la sua diabolica ostinazione, ma poi da amare infinitamente per quello che sa regalare”.